Presepe Vivente 25 dicembre 2010- 2 gennaio 2011 Stampa

Riceviamo e pubblichiamo dal nostro Parrocchiano Evaristo Biagini.

 

C'era una volta.......!!!!!!  Cominciavano così le favole che le nonne e le mamme raccontavano ai figli ed ai nipoti per tenerli buoni,per addormentarli o per sollecitare la loro fantasia a creare e vivere mondi fantastici nei quali il Bene ed il Male erano nettamente distinti ed identificabili ed,alla fine,il Bene ed il Buono vincevano sempre.

Vi domanderete che razza di discorso è questo e che cosa c'entra con il Natale? Forse che il Natale è una favoletta??!! Non sembri poi così paradossale e peregrina questa affermazione! Mi spiego: in questi giorni abbiamo avuto la fortuna,come negli anni scorsi,di vedere il nostro piccolo paese,anche se limitatamente al centro storico,animarsi di tante figure in costume che,magnificamente,ricreavano un'atmosfera magica ( ahimè purtroppo sempre più rara  ) attorno alla capanna di Betlemme ( città del pane in aramaico ) eretta sul sagrato della chiesa parrocchiale. Il visitatore,se attento ( importantantissimo questo atteggiamento ) aveva l'impressione di fare un salto indietro nel tempo quando la vita aveva altri ritmi ed i rapporti umani ricercati e vissuti con serenità e gioia. Mestieri ed attività ormai quasi del tutto scomparsi venivano con precisione ed abilità presentati agli spettatori proprio per indurli a riflettere sull'evento che più di duemila anni fa ha diviso la storia in due parti ed ha ricostruito il ponte di passaggio fra la terra ed il cielo,quel ponte che il peccato di orgoglio dei nostri progenitori aveva irrimediabilmente distrutto. Certo anche nelle case ( sempre meno però ) si fanno i presepi con le statuine,la stella,le case la capanna o la grotta,la borraccina,i pastori ed i re Magi che,lentamente,ogni giorno di più,vengono avvicinati alla capanna o alla grotta. Ma,per quanto ben fatti,non riescono e non possono riuscire e creare quell'atmosfera magica e misteriosa che invece si vive visitando il presepe vivente.

 
La nostra piccola comunità ha avuto la fortuna di avere un arciprete , Don Alessandro ,che si è speso e si spende senza riserve e senza risparmio per ideare,realizzare e mantenere iniziative come  questa ( e molte altre ) con l'aiuto entusiastico di tante persone,giovani e non, che,sotto la sua guida ed il suo stimolo,si sforzano di dare contenuto visivo alla loro fede ed alla loro partecipazione alla vita della parrocchia e,perchè no,del paese. Se a tutto questo si aggiunge la suggestiva bellezza di una scenografia naturale che si presta magnificamente con i suoi scorci,i suoi angoli,le sue piazzette,ad illustrare e creare quell'atmosfera di cui parlavo poc'anzi ecco che lo spettacolo riesce in pieno ed offre spunti di riflessione oltre che godimento estetico.
Dove sta la favola allora?! Devo confessare che nelle facce dei visitatori ( soprattutto degli adulti ) ho visto più curiosità che partecipazione ed ho avuto l'impressione che l'evento fosse vissuto così come si vive uno spettacolo televisivo, il divertimento di una sera,l'occasione per uscire e visitare cose e posti magari nuovi. Forse sarò pessimista ma sono convinto che quel granello di candore,di bene,di innocenza che il Creatore ha nascosto nel più profondo dell'animo umano ( come dice il Pascoli: l'animo del " fanciullino " ) sia soffocato ed abbagliato dalle luci multicolori che  non vogliono ricordare il Bambino,Betlemme,la mangiatoia,la Madonna,l'evento,ma solo spingere ed indurre a comprare,a spendere illudendo che così facendo si festeggi la nascita di Gesù mentre,in realtà e comunque lo si voglia mascherare,si celebra l'ennesima festa del consumismo,dell'illusoria felicità a torto identificata con le cose ( i regali ),lo sfarzo,l'opulenza della spesa facendo dimenticare tutti quelli,viciini e lontani,che sono nella miseria,nel dolore,nell'indigenza,nel bisogno.
Lo scambio degli auguri, a voce o per iscritto ,raramente è il risultato di una partecipazione affettiva alle vicende del prossimo,raramente ha il calore  della cosa voluta e sentita,rarissimamente è la logica conseguenza di un cambiamento del modo di vivere i rapporti con i fratelli. Assomiglia spesso ad una formuletta che si pronuncia in fretta e solo perchè il non dire " Auguri "," Buon Natale "," Buon anno "," Buone Feste " potrebbe essere scambiato per un atto di maleducazione o di indifferenza. Tutto questo io credo sia il frutto di una concezione della vita basata sulla ricerca di una felicità effimera perchè si identifica con l'avere e non con l'essere perchè attribuisce valore e rispetto solo a chi ha e non a chi è. Quanto siamo lontani dal messaggio evangelico che emana da quella mangiatoia. L'uomo moderno ( ma sarà poi così moderno??!! ),l'uomo artefice delle " sorti moderne e progressive " ( Leopardi docet ) ha ritenuto e ritiene il sentimento religioso ( alimentato anche dalle feste in primis dal Natale ) altro non sia che una favola,bella quanto si vuole ma sempre favola,inventata per alienare l'uomo dalla realtà,per distrarlo,per narcotizzarlo ( religione oppio dei popoli ),per consolarlo,per indurlo a non rivendicare i suoi diritti,per perpetuare nel tempo soprusi e privilegi,per sacralizzare,infine, il dominio rapace e feroce  dei pochi sui molti,del ricco sul povero,del prepotente sul debole.
Ecco perchè il Natale è diventato il festival del consumo e dello spreco; ecco perchè la bocca pronuncia la parola " auguri " ma il cuore pensa magari al cenone; ecco perchè il farisaismo regna sovrano ed il messaggio della culla che tanto commosse S.Francesco a Greccio,appena sfiora l'uomo di oggi distratto dalle luci e da quell'ansia di vivere e di cercare la felicità nelle cose ( sempre di più e sempre nuove ). Questa mi sembra,davvero,la più vera e più crudele forma di alienazione con buona pace del profeta dell'alienazione che fu Carlo Marx. Oggi l'uomo non deve pensare,deve solo comprare e se non compra non vale niente anzi danneggia la collettività perchè non fa aumentare il PIL. .Deve essere insomma un ebete malleabile,suggestionabile e manovrabile come un burattino,deve rinunciare a pensare,deve ritenere il Natale,la Pasqua e le altre feste religiose favolette o al massimo opportunità per celebrare i riti della società consumistica che declassa o addirittura abolisce le feste religiose ed inventa nuove feste ( della mamma,del papa,del nonno,degli innamorati,della donna etcc. ).
Ah! Quante amare riflessioni si potrebbero ancora fare. Ne valga una per tutte: quelli che,una volta,erano valori ( si badi bene non solo cristiani ma del Diritto Naturale ) positivi come l'onore,il pudore,la dignità,la lealtà,l'innocenza ora sono diventati disvalori mentre quelli che ,una volta,erano disvalori oggi sono diventati valori positivi e per avere conferma basta guardare la televisione o leggere i quotidiani.

Il cristiano però o almeno quello che si sforza,magari cadendo e sbagliando,i di esserlo con la fedeltà al messaggio del Bambino di Betlemme,sa che le cose non stanno proprio così e sa,anche,che la vita non finisce con la morte ma prosegue e,nell'altra vita,tutte le banalità,le sicurezze umane,le certezze fasulle del mondo,si riveleranno per quello che sono e cioè " VANITAS VANITATUM " ( VANITA' DELLE VANITA' ).

 

 
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