Benedizione Pasqua 2011 Stampa

 

PASQUA 2011-SANTINO CONSEGNATO ALLE FAMIGLIE DELLA PARROCCHIA DI  MARCIANO DELLA CHIANA- DURANTE LA BENEDIZIONE PASQUALE-

Gesù Cristo,
u n i c o  S a l v a t o r e  d e l  m o n d o

 LA PREGHIERA DEL ROSARIO

Il Rosario può essere la preghiera più alta (una vera contemplazione!)
e la preghiera più semplice. E questo per il valore
delle sue due meravigliose componenti:
1°) i misteri da contemplare (preghiera mentale), che sono la sintesi
del Vangelo e della storia della salvezza;
2°) le più belle formule di preghiera vocale da recitare:
Il Padre nostro, l’Ave Maria, il Gloria al Padre.
L’intreccio tra queste due componenti spesso si descrive
cosi: “Mentre tu con le labbra ripeti queste formule orali,
con la mente pensi al mistero, cioè a Gesù e a Maria, colti
in un momento concreto della loro vita”.
Questa è certo la forma più alta, una vera contemplazione,
perché l”attenzione” a Gesù e a Maria è lo “scopo”
delle formule, che sono il “mezzo”, su cui si appoggia la preghiera
“per elevare l’anima a Dio”.
Nel Rosario questa “attenzione” a Gesù e a Maria, presentati
dal mistero, riesce più facile perché le formule orali
sono “ripetute”.
La ripetizione, che per qualcuno costituisce una difficoltà, è l’elemento dominante
del Rosario: non abbiamo bisogno di “pensare” alle parole che diciamo, “sapendo”
che sono bellissime. Poi ci si accorge che la ripetizione è il linguaggio più spontaneo
dell’amore, che più si matura, più si semplifica nelle sue espressioni orali.
Per questi motivi, anche se per la fragilità della mente, involontariamente mi
distraggo, la mia preghiera, il mio Rosario, vale ancora (quanto al suo valore di merito
e di intercessione) perché so quel che dico e lo voglio dire! E l’amore che mi muove a
ripetere quelle parole, le quali danno forma concreta alla mia volontà di pregare.
Uno scrittore simpaticamente racconta di un soldato che, seduto sulla sua brandina,
scrive una lettera tra il chiasso della caserma.
Un amico gli fa: “Ma che scrivi? Chissà quanti errori ci metterai.” E il soldato:
“Ma è una lettera per la mia mamma: e a lei... basta che le scriva. Sugli sbagli ci ride
e li corregge da sé”.
Basta che io le scriva! E’ quanto da circa 700 anni (da quando Maria ispirò il
rosario a San Domenico) hanno intuito, per una specie di istinto religioso, milioni e
milioni di cristiani, che hanno seminato con semplicità le loro “Ave” nelle pieghe delle
faccende quotidiane.

Buona e Santa Pasqua!

 

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