Pasqua 2011 Stampa

Riceviamo e pubblichiamo una riflessione sulla Santa Pasqua da parte del nostro parrocchiano Evaristo Biagini :

 

Pasqua è una parola ebraica ( pesah ) che vuol dire salto,passaggio da un posto ad un altro,un cambiamento di stato dunque. Per gli ebrei il cambiamento fu dallo stato di schiavitù a quello di libertà ed il passaggio  fu quello dell'angelo sterminatore ( 10^ piaga ) che,mandato da Iaveh,visitò tutte le case che non avevano gli stipiti segnati con il sangue dell'agnello uccidendo i primogeniti degli uomini e degli animali. Il passaggio fu anche quello dalla terra straniera alla terra promessa ad Abramo dopo un lungo,doloroso,faticoso e tormentato vagare ( per ben 40 anni ) nell'inospitale deserto del Sinai. Per noi cristiani  Pasqua significa ancora passaggio da uno stato di schiavitù ad uno stato di libertà ma non con la liberazione da un potere terreno bensì  con l'affrancamento dal dominio del peccato e del male. Il ponte  che univa la terra al cielo,la creatura al creatore,distrutto dal peccato dei progenitori,con il sacrificio dell'Agnello per antonomasia,è stato ricostruito e la cratura  ha avuto,di nuovo,la possibilità di tornare dal Padre. E come il sangue dell'agnello sacrificale indicò all'angelo sterminatore quali fossero le case da preservare così il sangue di Cristo ha redento la creatura restituendola alla dignità di figliolanza con Dio.
Il nostro paese piccolo per dimensioni non certo per pochezza storica od artistica potendo vantare origini antichissime,addirittura romane,ed ospitando capolavori pittorici ed architettonici unici basti pensare al dipinto di Bartolomeo della Gatta ed alla Torre del castello rara in Toscana per non dire in Italia ,celebra la Santa Pasqua  con una manifestazione che se non è unica certo è molto rara. In Toscana credo che solo due paesi a noi vicini facciano altrettanto e sono Castiglion Fiorentino e Foiano della Chiana. Si tratta della famosissima " volata " circa la quale merita spendere due parole: i nostri padri,consapevoli della difficoltà di rendere rappresentabile la Resurrezione di Nostro Signore,pensarono,secondo me giustamente ed opportunamente,di ricorrere ad uno " spettacolo " ( mi si perdoni il termine ) che desse ai fedeli l'idea esatta di che cosa significhi questo evento centrale della cristianità e della storia,tanto centrale da far dire a S.Paolo ( 1^ Corinzi ) che se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede. Ed infatti così come l'uomo,con la Resurrezione  e quindi con la vittoria del Cristo sulla morte,esce dalle tenebre del peccato e si affranca dal potere schiavizzante del male e del maligno,così il Cristo trionfante irrompe nella Chiesa gremita di folla in trepida attesa e passata dal buio alla luce abbagliante contemporaneamente all'ingresso del Redentore
La " volata ",la corsa,cui i fedeli marcianesi sono molto legati,è in effetti molto spettacolare e suggestiva. La statua  del Cristo posta su di un artistico banco è portata,tramite due stanghe,da cinque fedeli,in camice bianco,che,di corsa,percorrono la navata centrale della nostra bella Chiesa fino all'altare maggiore  e quì giunti issano,dopo aver compiuto una rotazione di 180°, il complesso banco statua su di un tavolo riccamente addobbato in modo che lo sguardo del Cristo risorto abbracci tutti i presenti. Contemporaneamente all'ingresso del Cristo in chiesa si dà  fuoco alle " castagnole " che con il loro fragoroso scoppiettio ( viene in mente il " tonar di ferree canne " di leopardiana memoria ) manifestano concretamente il giubilo dei fedeli rompendo il silenzio della notte e riempiendo l'aria di una nebbia fumogena dal sapore acre  della polvere da sparo.
Questa caratteristica rappresentazione si teneva,un tempo,il sabato santo a mezzogiorno ma poi,successivamente e non senza qualche polemica,nel giusto e lodevole intento di avvicinarsi il più possibile al vero momento della Resurrezione ( alba di Pasqua ),fu spostata  alla  mezzanotte dello stesso giorno guadagnandone,a mio modesto avviso,in suggestione ed in spettacolarità e riuscendo,in maniera davvero intelligente,a coniugare il sacro con il profano conferendo al rito,in modo teologicamente perfetto ed al di là degli aspetti più o meno spettacolari e flokloristici,la forza del messaggio evangelico che,da duemila anni,invita l'uomo a riflettere sul suo destino e sulla ragionevolezza della sua fede.  Mi riferisco anche alla consuetudine di trarre auspici dall'andamento della corsa collegando al più  meno regolare svolgimento della " volata " il più o meno buon futuro del paese e della cittadinanza. Come si vede un pizzico di fatalismo e di superstizione ( almeno nelle persone più anziane ) si accompagna ancora a cerimonie religiose più sentite e partecipate. Molte altre interessanti considerazioni si potrebbero fare prendendo spunto da questa e da altre manifestazioni che costellano ed arricchiscono la Settimana Santa e l'ntero periodo pasquale ma ragioni di tempo e di spazio impongono uno stop. Se sarà possibile e se mi sarà permesso approfondiremo in futuro questi interessanti aspetti.

 

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